Appunti che trattano del "Dizionario di psicologia dello sviluppo". Tra gli altri, vengono presi in considerazione l'adozione e l'affido, lo sviluppo dell'identità di genere, l'antisocialità, l'invecchiamento (cognitivo, psichico e motivazionale); oltre che all'influenza della separazione dei genitori sui figli.
Dizionario di psicologia dello sviluppo
di Antonella Bastone
Appunti che trattano del "Dizionario di psicologia dello sviluppo". Tra gli altri,
vengono presi in considerazione l'adozione e l'affido, lo sviluppo dell'identità di
genere, l'antisocialità, l'invecchiamento (cognitivo, psichico e motivazionale);
oltre che all'influenza della separazione dei genitori sui figli.
Università: Università degli Studi di Torino
Facoltà: Scienze della Formazione
Esame: Igiene mentale
Docente: Chiara Marocco Muttni
Titolo del libro: Dizionario di psicologia dello sviluppo
Autore del libro: a cura di S. Bonino
Editore: Einaudi
Anno pubblicazione: 20021. Adozione
Comunemente considerata un’istituzione che soddisfa 2 bisogno insoddisfatti: dare al bambino una famiglia
disponibile e amorevole e dare un bambino alla coppia.
Molte difficoltà: per esempio il bambino che si sente maltrattato dai suoi genitori, ha atteggiamenti
ambivalenti verso di loro (desiderio/rifiuto) e mira solitamente al recupero di un miglior rapporto più che a
sostituzione.
La famiglia adottante spesso è sterile, permangono sentimenti di lutto per il “bambino non nato” e difficoltà
ad accettare il bambino e ciò che fa già parte della sua identità personale.
L’adozione è un incontro tra persone con problemi non risolti che avvia una storia comune in cui le relazioni
costruttive sono possibili solo se ognuno riesce a capire le esigenze altrui e adeguarsi alla nuova realtà.
Bambino: essere accolto in una nuova famiglia, attiva il senso di essere desiderato e amato dagli adulti
disponibili; deve gestire la consapevolezza di un abbandono definitivo dei suoi genitori => possibili reazioni
di lutto, senso d’inadeguatezza e colpa, stato depressivo, fenomeni regressivi, tendenza a passività e delega,
riduzione della partecipazione attiva. Spesso esperienza di istituto: non favorisce lo scambio comunicativo,
scoraggia le manifestazioni esterne di sentimenti personali e reazioni emotive, impara a tacere e ad essere
come vogliono gli altri e diffidare degli adulti.
Gentori adottivi: primo problema è la situazione critica del bambino (impreparati a interagire con un
bambino che vive una perdita) e problematiche tipiche della nascita di un figlio (riorganizzazione dinamiche
e regole familiari, ridefinire compiti e ruoli) oltre a problematiche complesse (elaborazione di un “bambino
immaginario” corrispondenti ai loro bisogni, presenza del fantasma del genitore originario, timore di
possibili ricongiungimenti futuri). Spesso l’adattamento reciproco è difficile, spesso i genitori tendono non
tanto a costruire col bambino un’esperienza nuova, ma di renderlo al più presto parte della nuova famiglia,
lasciando alle spalle il suo passato (tendenza a evitare discorsi che richiamino le esperienze precedenti),
chiedono un rapido allineamento ai nuovi parametri (ancor più difficile se la nuova famiglia ha stili di vita e
regole molto diversi da quella originaria). Possibile adesione passiva del bambino alla situazione interpretata
come adattamento positivo: in realtà continua ad esser “quello che gli altri vogliono”, non permette
l’acquisizione di un’identità personale.
Oppure, per ottenere un equilibrio, convivenza basta sul silenzio ed evitamento dei problemi (le fantasie
degli uni o dell’altro possono diventare predominanti: estraneità reciproca).
Bambini molto piccoli (primo anno di vita): possibile difficoltà ad accettare nuovi stili di vita perché fin dai
primi giorni il bambino partecipa attivamente alla relazione con l’adulto allevante (soprattutto per bambini
provenienti da culture ed etnie diverse, i riferimenti cambiano dalle più semplici abitudini quotidiane).
Obiettivo adozione: permettere al bambino di risolvere nella nuova realtà familiare la crisi dell’abbandono.
Occorre una particolare cura nell’individuazione dei futuri genitori: la nuova coppia deve:
- aiutarlo ad affrontare e risolvere le sofferenze legate a storia precedente
- accettare la realtà presente e passata del bambino
- ripercorre insieme le sue esperienze precedenti senza paura di perderlo o rimpiangere il bambino mai avuto
- non farsi sommergere dall’ansia di fronte a situazioni nuove (valutare le situazioni in termini realistici, non
irrigidirsi a modelli educativi ritenuti validi a priori)
- possono avere bisogno di aiuto/sostegno dagli operatori dei servizi psicosociali (essere seguiti e rassicurati
che le difficoltà appartengono ad un normale iter adottivo)
Antonella Bastone Sezione Appunti
Dizionario di psicologia dello sviluppo 2. Affido etero-familiare
Istituto recente nella legislazione italiana (legge 184 del 1983), ha lo scopo di fornire a bambini con genitori
temporaneamente non in grado di provvedere al loro allevamento un ambiente familiare più adatto di quello
tradizionale dell’istituto. È un modo per prevenire l’abbandono definivo e conseguenze psicologiche sul
bambino.
Motivi: realtà contingenti che rendono la famiglia originaria temporaneamente incapace di allevarlo o
situazioni di fragilità, multiproblematicità familiare che possono essere superate con intervento dei servizi
socioassitenziali e il temporaneo allontanamento del figlio (es. malattie, crisi familiari anche economiche,
trascuratezza, maltrattamento, disorganizzazione familiare). Necessità di temporaneità dell’intervento per
mantenere e sviluppare i rapporti con genitori così da favorire il rientro in famiglia (lavoro di sostegno su
famiglia d’origine e collaborazione tra le 2 famiglie).
Problemi:
- consenso da parte della famiglia d’origine non sempre facile (esiste l’intervento giudiziario quando
l’allontanamento è necessario e non c’è consenso), motivi possibili: comparsa di nuove figure allevanti e
timore di perdita, percepire la genitorialità come fonte d’autostima (l’incapacità genitoriale incide sui
meccanismi di autovalutazione e sicurezza personale, senso di fallimento, svalutazione sociale)
- allontanamento del bambino: cambiamento di riferimenti e relazioni interpersonali (perplessità, ansia). Il
bambino può legarsi alla famiglia d’origine anche se poco disponibile o adatta nei suoi confronti (seno di
perdita), soprattutto se il bambino ha percepito il bisogno che il genitore ha di lui (si sente utile,
indispensabile all’adulto, gli infonde sicurezza, è dannoso per sua crescita, provoca confusione di ruoli);
essere allontanato può incrementare la percezione d’emarginazione (rinuncia, depressione, rifiuto situazione,
elaborazione di comportamenti ipercompensatori, dipendenza, passività)
- vivere una situazione di appartenenza a 2 famiglie: necessità di vivere la doppia collocazione senza
conflittualità per strutturare un’identità adeguata; le due famiglie devono collaborare, spesso sono
reciprocamente in competizione e vivono la presenza dell’altra come intrusione; spesso la famiglia
affidataria tende a svalutare i genitori veri e porsi in posizione di sostituzione anziché di aiuto temporaneo. È
ancor più difficile se non c’è comunicazione tra le 2 famiglie, il bambino è costretto a elaborare da solo le
sue ipotesi di appartenenza familiare.
Elementi indispensabili x una buona riuscita:
- dinamiche personali e relazionali del bambino e sue possibili reazioni: programmazione d’interventi
adeguati per garantire un reale miglioramento delle sue condizioni
- individuazione di nuovi contesti familiari effettivamente in grado di aiutarlo
- programmazione di un sostegno a tutti gli adulti implicati nell’allevamento in un concreto di fiducia
reciproca
- verifica sistematica dell’evoluzione della situazione per poter individuare con opportuni interventi
difficoltà di adattamento, disfunzioni relazionali che coinvolgono tutto il sistema allevante che possono
rendere inutile o rischioso per il bambino il provvedimento preso.
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